Produzione ed export Made in Italy sempre più sostenibili, innovativi e convincenti

Innovazione e sostenibilità come opportunità per l’export Made in Italy? La risposta è affermativa e soprattutto convincente: la stragrande maggioranza delle aziende italiane accresce competitività e opportunità grazie a scelte sostenibili.

Il binomio innovazione e sostenibilità per l’export si rivela proficuo e rende concorrenziali e appetibili le scelte etiche. Ma cosa significa essere un’impresa sostenibile? Come è possibile allo stesso tempo essere innovativi?

La sostenibilità dei sistemi produttivi conviene, anche per l’export

Un’impresa è sostenibile se riesce ad integrare nei suoi processi i concetti di sostenibilità ambientale, sociale ed economica, in conformità ai cosiddetti criteri ESG (Environmental, Social and Governance), cioè i parametri di natura ambientale, sociale e di governance utilizzati per definire le strategie aziendali e compiere scelte responsabili per l’ambiente e i cittadini.

Lo sviluppo parallelo di sostenibilità ambientale, sociale ed economica si esprime per le imprese nell’espressione Responsabilità Sociale d’Impresa (o Corporate Social Responsibility, CSR), introdotta dalla Commissione UE nel Libro Verde del 2001. Un’espressione che è sempre più un metodo scelto per innovare e per crescere, e crescere soprattutto all’estero: infatti la volontà di innovare spinge sempre ad aumentare il confronto con altri e a sperimentare nuove metodologie per rendere più produttivo il proprio business.

E oggi confrontarsi significa guardare direttamente a come agiscono i competitor stranieri nelle diverse fasi produttive e di vendita, per apprendere, superare e fare ulteriori proposte migliorative.

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I vantaggi di innovazione e sostenibilità per l’export

Le aziende che si impegnano ad integrare la sostenibilità all’interno del proprio modello di business, infatti, possono ottenere molteplici vantaggi. Innanzitutto, lo sviluppo di strategie e pratiche sostenibili aumenta l’efficienza delle attività e dei processi aziendali: infatti tutte le risorse vengono utilizzate in maniera più razionale, si riducono gli sprechi e quindi i costi. L’azienda acquisisce una migliore capacità di gestione dei rischi, una maggiore comprensione del mercato con importanti effetti in termini di capacità d’innovazione.

Un altro punto a favore delle politiche di sostenibilità d’impresa è l’incremento della reputazione dell’azienda presso i partner commerciali e i consumatori. Questi ultimi infatti sono sempre più consapevoli dell’impatto che i prodotti che acquistano hanno sull’ambiente e sui lavoratori. Sempre più cercano di fare scelte consapevoli che riflettano i propri valori. Quindi, le aziende che adottano pratiche sostenibili sono considerate più affidabili e rispettabili sia presso i consumatori sia presso i propri partner commerciali.

Si ha così una migliore percezione del marchio e maggiori possibilità di attrarre investitori che puntano sulle aziende che hanno un impatto positivo sul pianeta: in quanto imprese sostenibili, infatti, si mostra di avere una visione a lungo termine e di essere impegnate a creare un futuro sostenibile.

L’innovazione sostiene l’export Made in Italy

Darsi procedure di innovazione e sostenibilità, inoltre, dà alle aziende italiane la possibilità di godere di benefici fiscali e di incentivi di varia natura: dall’efficienza energetica alle opportunità offerte dal PNRR, che destina quasi 60 miliardi di euro alla transizione ecologica ed oltre 25 alla costruzione di infrastrutture per una mobilità sostenibile. Va infatti notato che uno dei vincoli che attraversa tutto il PNRR è relativo al principio DNSH (Do Not Significant Harm) che impone in maniera stringente che nessun intervento previsto all’interno del PNRR possa arrecare danni significativi all’ambiente.

Vediamo meglio. Un’indagine condotta dal Centro Studi delle Camere di Commercio Guglielmo Tagliacarne e da Unioncamere per SACE mostra come le imprese eco-investitrici sono più dinamiche sui mercati esteri rispetto a quelle che non investono. Nel biennio 2020-21, le imprese che hanno effettuato investimenti in processi e/o prodotti a maggior risparmio energetico e/o minor impatto ambientale sono il 14% tra quelle esportatrici contro il 7% tra quelle non esportatrici. La propensione verso gli investimenti green, inoltre, è più elevata da parte delle imprese maggiormente impegnate a vendere all’estero: tale quota passa dal 10% nel caso di quelle con basso grado di export-extensive al 21% con alto grado di export-extensive.

Altro fronte interessante: le imprese Made in Italy che più vendono all’estero mostrano una maggiore reattività nel contrastare il problema della conversione energetica cui pandemia e guerra tra Russia e Ucraina hanno dato un’accelerata. Osserviamo: il 18% delle imprese italiane che già esporta il proprio Made in Italy ha in programma di investire nel green proprio per rispondere all’aumento dei prezzi. Invece solo contro il 10% delle aziende che non esporta intende fare i medesimi investimenti.

Contattaci per avere maggiori informazioni: info@patrolinternational.com


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